giovedì 23 aprile 2009

L'Ayahuasca



L'Io si espande e abbraccia l'universo. Lo spazio fonde nel magma nero del tempo che ribolle di colori e chimere. Echi dell'assoluto. Rivelazioni. La comunione è un tuffo nel fermento del cosmo per chi crede nell'ayahuasca, la liana dello spirito originaria dell'Amazzonia, consumata come sacramento da migliaia di fedeli di culti cristiano-animisti che negli ultimi anni sono andati mettendo radici in ogni continente. All'ombra della clandestinità. Perché se in Olanda e Stati Uniti la legge ha fatto qualche eccezione, in Giappone, Australia, Russia, Germania, Francia e Spagna, l'uso della droga, sebbene cerimoniale, è sempre stato punito. E per questa ragione tre anni fa, anche in Italia una decina di persone, fra cui l'antropologo Walter Menozzi, hanno avuto i loro guai con la giustizia.

Usata per secoli dagli sciamani contro mille mali per le sue proprietà depurative e immunostimolanti, questa pianta rampicante che cresce nei recessi più umidi e bui della giungla (ayac in quechua significa 'spirito' e waska 'liana') induce visioni e stravolge percezioni e processi associativi. Ma non è una semplice droga, insistono i fedeli di Santo Daime, Uniao do Vegetal e Barquinha, le congregazioni nate il secolo scorso in Brasile e diventate fenomeno globale sull'onda del sincretismo New Age. L'alterazione è anzi uno stato di grazia. E la pianta, attraverso cui la natura parla all'uomo,- è una manifestazione di Gesù.

La Chiesa cattolica e le altre grandi confessioni cristiane non hanno mai digerito un simile credo animista, ma alla lunga hanno scelto il silenzio, evitando anatemi che avrebbero radicalizzato il confronto e adottando la filosofia del vivi e lascia vivere, come in passato avevano fatto davanti ad altre fedi prodotte dall'incontro del cristianesimo con culture indigene.

Fuori dal Brasile però, a cominciare dall'Europa, dove si ritiene siano ormai parecchie centinaia, gli iniziati all'ayahuasca vivono come carbonari. La mistura di foglie necessaria per ottenere l'allucinogeno, hanno confessato alcuni di loro, arriva da paesi del bacino amazzonico celata in semplici pacchetti di tè. E le comunità s'incontrano all'insegna della massima discrezione in abitazioni o locali privati. In Gran Bretagna, dove sarebbero circa 500 sparsi in diverse contee, si ritrovano anche in alcune chiese con la scusa di fare prove di coro, come hanno rivelato fonti riprese di recente dal quotidiano 'Times'.

Eppure nel 2001 il governo olandese ha concesso ai fedeli del Santo Daime una licenza per il consumo sacramentale della droga, e nel 2005 la Corte suprema americana ha fatto lo stesso con una colonia della Uniao do Vegetal, prendendo atto di un'insolita proprietà della liana dello spirito che, impiegata opportunamente, non sembra causare danni né tossicodipendenza. O così almeno indicano i dati raccolti finora dalla scienza e le esperienze di 'entronauti' e artisti come Allen Ginsberg, Paul Simon, Sting, Tori Amos.

E Isabel Allende, che solo grazie alla catarsi vissuta con l'ayahuasca ha superato la crisi esistenziale in cui era scivolata negli anni Novanta, riuscendo a completare una trilogia di racconti dedicata ai nipoti e ora in lavorazione a Hollywood.

Dopo aver bevuto il decotto denso e verdemarrone preparato da uno sciamano peruviano, ha poi raccontato la scrittrice in un'intervista, "sono piombata in un mondo buio" che a tratti si trasformava in visioni caleidoscopiche, apparizioni, sequenze di vita vissuta: "Non ero più corpo, anima, spirito o nient'altro". Due giorni dopo "mi sono risvegliata, indolenzita ma lucida", come rinata: "Avevo superato la paura della morte e vissuto l'esperienza dell'eternità dello spirito".

Nel loro diario 'Lettere dello Yage' (un altro nome indio dell'ayahuasca), anche Ginsberg e William Burroughs parlano in termini simili degli esperimenti fatti in Amazzonia per 'espandere la coscienza' e curare - ma invano - la tossicodipendenza da eroina.

L'esperienza spirituale, sostengono gli iniziati, è parte intrinseca degli effetti dell'allucinogeno tanto quanto vertigini, nausea, vomito, corse in bagno. E incubi, poiché mentre la droga aspra e amara purga e aiuta il corpo a combattere infezioni e scompensi metabolici, la mente si misura con luci e ombre in un ottovolante di emozioni.
Alla fine, come ha dichiarato un cardiochirurgo di San Paolo ai microfoni della Bbc, sopravviene sempre "un senso di calma e chiarezza, che aiuta nel lavoro e a vivere in armonia con gli altri".

Tale sarebbe il potere della bevanda ricavata da foglie di banisteriopsis caapi, l'ayahuasca propriamente detta, messe a macerare e poi fatte bollire per ore con foglie di psicotria viridis, mimosa hostilis, justicia pectoralis e tante altre piante. In alchimie ogni volta diverse nelle diverse aree del Rio delle Amazzoni, secondo ricette che a volte contemplano anche tabacco o cacao.

In realtà i vegetali con virtù allucinogene sono molto diffusi in natura. E nel recente libro 'Gli Antipodi della mente' Benny Shannon, della Hebrew University di Gerusalemme, ha sottolineato come piante simili all'ayahuasca venissero usate per scopi religiosi persino dagli antichi ebrei, compreso Mosè. Cosa che ha scatenato le ire dei circoli cristiani ed ebrei più ortodossi, costringendo lo studioso a correggere il tiro e a chiarire proprio pochi giorni fa, dalle colonne del 'Financial Times', di non aver mai voluto intendere che Mosè fosse 'fatto', quando sul Sinai vedeva il cespuglio ardere senza consumarsi.

Quel che rende l'ayahuasca un potente allucinogeno è l'alta concentrazione di Dmt (dimetiltriptamina) e di alcaloidi che ne agevolano l'assimilazione, facendo impennare i livelli di serotonina nell'organismo.

È così che esperienze ed emozioni, conscie o inconscie, percezioni subliminali e sensazioni d'ogni grado vengono rivissute come allucinazioni. Una marea che tutto travolge, per poi restituire alla spiaggia del quotidiano la mente arricchita di consapevolezza e spogliata di ogni ansia. È sarebbe proprio così che lo sciamano accede alle infinite dimensioni dell'ultraterreno.

Ed è così che i fedeli del Santo Daime vivono la transustanziazione della sacra liana quando, in fila, vestiti di bianco, vanno a ricevere la pozione dal mestolo del padrinho e s'intrattengono poi in apologie sull'amore universale. Come faceva Mestre Irineu, il meticcio Raimundu Irineu Serra, esperto raccoglitore di gomma, il quale nel 1930 edificò una sua chiesa in piena giungla, dopo avere avuto una visione della Vergine Maria sotto l'effetto del daime (altro nome indio dell'ayahuasca), dando vita a un culto che dimostrò presto di avere grande presa popolare. Tanto da spingere Brasilia a legalizzare l'uso cerimoniale della droga che, in pochi lustri, dalla cattedrale di Céu do Mapia si era esteso nelle città, anche fra professionisti e accademici. E che nel dopoguerra cominciò a interessare il mondo attraversato dalla cultura mistica e psichedelica dell'era beat e hippie, conquistando adepti soprattutto dopo la morte del Maestro nel 1971, quando alcuni discepoli lasciarono il Santo Daime per fondare altre chiese. Portando il loro credo in tutti i continenti, sulla scia dell'emigrazione brasiliana e delle testimonianze di esploratori della New Age che nel frattempo si erano avventurati in pellegrinaggio nel fitto dell'Amazzonia. Sotto la scorta di avventurieri o, più recentemente, di esperti di agenzie specializzate, come l'americana Blue Morpho, che sanno dove trovare gli sciamani e si fanno carico della prima parte di un più lungo viaggio verso la trascendenza.

Per lo psichiatra Charles Grob, della University of California di Los Angeles, non esiste praticamente un uso ricreativo dell'ayahuasca, ricercata invece da molti credenti proprio per la "profonda qualità religiosa" delle sue allucinazioni. Per Shannon, tuttavia, anche questa qualità altro non è che allucinazione. E a favore della pianta, a conti fatti, rimangono solo gli effetti ansiolitici. L'unica certezza scientificamente provata del Dmt.

Fonte: sostanze.info
Approfondimenti: madreayahuasca.com

1 commento:

  1. ciao scusami ma non so usare bene questo sito come faccio a contattarti?

    RispondiElimina