martedì 28 aprile 2009

Mircea Eliade - Lo Sciamanismo e le tecniche dell'estasi

Mircea Eliade (Bucarest 1907 - Chicago 1986) si formò come filosofo e storico delle religioni all'Università di Bucarest.
Negli anni 1927-28 frequentò a Roma le lezioni di Giovanni Gentile.
All'Università di calcutta studiò con S. Dasgupta e nell'eremitaggio di Rishikesh sull'Himalaia.
Fu addetto culturale rumeno a Londra e a Lisbona e, dopo la seconda guerra mondiale, si trasferì a Parigi dove insegnò all'Ecole des Hautes Etudes.
Nel 1957 ottenne la cattedra di storia delle religioni all'Università di Chicago.
Oltre ad aver scritto alcune opere generali di storia delle religioni, Eliade fu uno dei maggiori specialisti dello sciamanesimo, dello yoga e dei rapporti tra magia e alchimia.
Due suoi importanti testi:
- Lo sciamanismo e le tecniche dell'estasi
- Mefistofele e l'Androgine

Note di copertina del testo "Lo Sciamanismo e le tecniche dell'estasi"

La presente opera è la prima che abbraccia lo sciamanismo nella sua totalità, pur situandolo nella prospettiva di una storia generale delle religioni.
A prescindere da qualche notevole eccezione, infatti, la bibliografia sciamanica ha trascurato, finora, una interpretazione di questo fenomeno dal punto di vista della storia generale delle religioni, il cui compito è, in questo caso, quello di integrare i risultati dell'etnologia, come pure della psicologia e della sociologia.
Lo sciamanismo è una delle tecniche primordiali dell'estasi; esso è ad un tempo mistica, magia e religione. L'autore ne compie un'analisi approfondita, esaminandone i diversi aspetti, e chiarendo i vari presupposti mitico-religiosi che ne sono alla base.
Un attento esame è dedicato alla metodologia sciamanica, alle varie forme di iniziazione, ai riti, alle manifestazioni sciamaniche presso i diversi popoli, razze e tribù, non mancando di tracciare un confronto atto ad evidenziarne i caratteri comuni.
Lo sciamano è un mago, un "medicine-man", il quale ha capacità di guarire e di operare miracoli fachirici, come tutti i maghi primitivi o moderni. In ogni sua operazione è predominante l'esperienza estatica, ed è soprattutto in questo senso che l'autore lo studia in quest'opera.
Lo sciamanismo corrisponde ad una specialità magica che implica il dominio del fuoco, il volo magico, e così via; pertanto, pur essendo ogni sciamano, fra l'altro, un mago, non ogni mago può essere qualificato come sciamano.
Lo stesso vale per le guarigioni: ogni "medicine-man" è un guaritore, ma ogni sciamano utilizza una sua tecnica particolare.
Nell'estasi, infine, lo sciamano attraversa una trance durante la quale si ritiene che la sua anima possa lasciare il corpo per intraprendere ascensioni celesti o discese infernali. Nei suoi rapporti con gli "spiriti", poi, lo sciamano riesce a comunicare coi morti, coi demoni e con gli "spiriti di natura", senza per questo trasformarsi in loro strumento.
Si tratta pertanto di un volume che interessa, per la vastità dei temi affrontati e per la serietà della trattazione, studiosi e appassionati di tutti i rami dello scibile e che costituirà un ampliamento ed un completamento per ogni formazione culturale.

Indice sommario:

Introduzione
Introduzione alla seconda edizione
I. Generalità - Metodi di reclutamento - Sciamanismo e vocazione mistica
II. Malattie e sogni iniziatici
III. L'acquisto dei poteri sciamanici
IV. L'iniziazione sciamanica
V. Il simbolismo del costume e del tamburo sciamanico
VI. Lo sciamanismo nell'Asia centrale e settentrionale
1. Ascensioni celesti - Discese agli Inferi
VII. Lo sciamanismo nell'Asia centrale e settentrionale
2. Guarigioni magiche - Lo sciamano psicopompo
VIII. Sciamanismo e cosmologia
IX. Lo sciamanismo nell'America del Nord e del Sud
X. Lo sciamanismo nell'Asia sud-orientale e in Oceania
XI. Ideologie e tecniche sciamaniche fra gli Indoeuropei
XII. Tecniche e simbolismi sciamanici nel Tibet, in Cina e nell'Estremo Oriente
XIII. Miti, simboli e riti paralleli
Conclusioni: La formazione dello sciamanismo nord-asiatico

domenica 26 aprile 2009

Lo Sciamanesimo Hawaiano di Dianetti

∗ LA VIA DELL’AVVENTURA

Lo Sciamanesimo di cui vi parlerò non è stregoneria e non è una religione; non richiede l’adesione ad una setta segreta, ed è compatibile con qualsiasi vostra credenza.
È una concezione sacra dell’Universo, che vede lo Spirito riflesso in ogni più piccolo componente della Natura, dal sasso all’essere umano.
In questa ottica, ogni cosa è degna di rispetto, è viva e sensibile, ed è possibile entrarci in contatto per stabilire una pacifica cooperazione.
Nello sciamanesimo ci sono due scuole. Quella seguita dalla maggioranza degli sciamani è definita “La Via del Guerriero” e fa capo agli insegnamenti di Carlos Castaneda. In questa scuola ci si concentra su tecniche di combattimento e di resistenza fisica, per aumentare il potere personale e imparare a difendersi nella lotta contro le forze avverse. Questo perché ogni malattia o paura viene considerata una battaglia tra forze contrapposte, lo spirito del bene deve trionfare sul male e la vittoria può essere conseguita solo esercitando il potere maggiore.
Esiste poi la scuola hawaiana, che è stata definita “La Via dell’Avventura”. In questa scuola lo sciamano cerca di risolvere i conflitti creando armonia piuttosto che andare ad uno scontro, usando tecniche basate sulla cooperazione e sull’Amore. Nelle malattie e nei contrasti la Via dell’Avventura insegna a riarmonizzare i campi energetici contrapposti, cosicché il conflitto venga annullato attraverso il ritorno alla calma e alla tranquillità.

∗ LO SPIRITO DI ALOHA

Le Isole Hawaii sono famose in tutto il mondo per l’accoglienza pacifica riservata ai visitatori, tanto da rappresentare il luogo ideale per andare in vacanza.
Tutto questo è dovuto al fatto che gli hawaiani basano il loro modo di vivere sullo spirito di "Aloha", uno spirito di condivisione e amore universale.
La Polinesia è un continente formato da innumerevoli isole vulcaniche e coralline, localizzate in una zona della Terra dotata di grande energia. La particolare conformazione geografica spinge i suoi abitanti a incentivare la socialità e la cooperazione tra i popoli, per poter mantenere i contatti culturali e commerciali. Questo si ripete fin dai tempi in cui l'oceano veniva affrontato a bordo di canoe, ed è ciò che ha fatto dei polinesiani degli amanti dell'Avventura. Essi comprendono il grande valore dell’unione, proprio per il frazionamento delle realtà locali.

∗ MITOLOGIA

Parecchi secoli fa nell'oceano Pacifico al posto della Polinesia c'era un grande continente abitato dai MU. Nella mitologia locale si dice che i Mu erano giunti sulla Terra dallo spazio, e che erano un popolo molto avanzato, con grandi poteri psichici e tecnologici. Per un lungo periodo di tempo vissero pacificamente, insegnando le loro tecniche agli abitanti locali; ma un disastro planetario, provocato dall'uso delle loro potenti armi da guerra, distrusse il continente facendolo inabissare nell'oceano. Alla fine del cataclisma l'aspetto geografico della zona era completamente cambiato e dove prima esisteva un intero continente, ora emergevano tante piccole isole: l’attuale Polinesia.
I pochi saggi sopravvissuti al disastro ripresero a diffondere la loro conoscenza lavorando in segreto, con pochi adepti, per paura delle persecuzioni.
La filosofia che ne è derivata si chiama "HUNA", che significa conoscenza nascosta.

∗ I KAHUNA

Il concetto fondamentale della filosofia Huna è che ogni essere umano possiede capacità psichiche, più o meno latenti, che possono essere sviluppate e utilizzate in modo cosciente; inoltre, tutte le cose hanno delle qualità nascoste dietro l'aspetto materiale.
I Kahuna sono gli esperti e i maestri della filosofia Huna, che hanno tramandato nel tempo i metodi di guarigione e di sviluppo delle capacità psichiche, preservando l'antica conoscenza nella sua integrità.
Gli attuali Sciamani hawaiani hanno optato per un insegnamento pubblico di questa filosofia, ritenendo che l'umanità sia ormai giunta a un livello di sviluppo tale, da poter utilizzare consapevolmente e pacificamente i poteri psichici, per conseguire il benessere individuale e ambientale.

∗ LO SCIAMANO URBANO

Nella società attuale la maggioranza delle persone risiede nei centri urbani, ed è qui che c'è più bisogno di energia e rilassamento per contrastare la formazione dello stress. Gli insegnamenti dei Kahuna hawaiani si rivelano al giorno d’oggi particolarmente adatti a quanti vivono nel caos delle metropoli, perché non prevedono l'uso di maschere per eseguire particolari rituali o tamburi per entrare in trance, ma propongono semplici tecniche di guarigione energetica e per lo sviluppo delle abilità psichiche, che possono essere praticate dovunque.
Lo sciamano urbano non ha più la necessità di presentarsi come uno stregone, con l’osso al naso e le piume tra i capelli. È essenzialmente un guaritore, che lavora con il corpo e con la mente, per favorire il miglioramento della qualità della propria vita, per aiutare gli altri e per proteggere la Natura. È un amante della pace e dell’armonia.
Viene istruito per sviluppare la sensitività ed acquisire la capacità di manifestare eventi dirigendo l'energia attraverso l'immaginazione. Viene incentivata la sua autostima e la sua autorità interiore, gli vengono insegnate tecniche per sciogliere blocchi fisici e mentali, viene incoraggiato a sviluppare doti quali la pazienza e la flessibilità.
Lo sciamano urbano partecipa alla vita sociale inserendosi nei campi del lavoro e della famiglia, concorrendo a creare la realtà coi poteri che ha sviluppato.
Attraverso queste pagine vi propongo un percorso di evoluzione personale, basato su un sistema di pensiero che è assolutamente pragmatico, facendo riferimento a tecniche da sperimentare direttamente, da soli o in gruppo.
Le tecniche sono di semplice esecuzione e possono essere praticate nel tempo libero: a casa, al lavoro, in viaggio.
Lo sviluppo delle abilità connesse non avviene per iniziazione, ma solo attraverso l’esercizio, è dunque accessibile a tutti; pertanto sta a voi decidere il livello che volete raggiungere, dedicando alla pratica il tempo necessario.
Il lavoro da svolgere mira ad una trasformazione interiore, ma vi renderete conto che, mentre trasformate voi stessi, trasformate contemporaneamente la realtà esteriore.
Vediamo ora alcuni concetti fondamentali, sui quali si basa la filosofia Huna, che è necessario chiarire per poter comprendere la tradizione Hawaiana.



∗ LA MENTE

Nella tradizione sciamanica degli antichi Hawaiani viene insegnato che l’essere umano è composto da vari elementi. Egli possiede un corpo fisico, un campo di energia vitale e una mente. Generalmente si tende ad identificare la mente con il cervello, ma nessuno fino ad oggi ha potuto dimostrare come da un organo fisico possano scaturire il pensiero creativo, il senso di identità (che permane invariato negli anni) e i sentimenti. Qualcuno ha osservato che si potrebbe girare in un cervello per un anno, senza incontrare uno stato d’animo.
I Kahuna Hawaiani affermano che la mente è immateriale, è quella parte dell’uomo che chiamiamo coscienza, ed essa si serve dello strumento fisico del cervello per agire.
Potremmo paragonare il cervello ad un computer e la mente al tecnico che lo utilizza.
La mente, a sua volta, è un insieme di parti che interagiscono come una squadra, svolgendo funzioni diversificate.
Le Tre parti della mente sono caratterizzate da livelli di coscienza specifici legati alla loro “profondità”, sono infatti chiamate:
• Superconscio
• Mente cosciente
• Subconscio
Il livello di partenza è quello della mente cosciente, poiché è quello su cui siamo sintonizzati, per la maggioranza del tempo, nelle ore di veglia. La mente cosciente è direttamente collegata alla realtà fisica dell’esistenza, occupandosi di comunicare con gli altri, valutare avvenimenti, ragionare, prendere decisioni, desiderare conseguimenti ed obiettivi, dare un senso alla vita.
Il Subconscio lavora ad un livello più interno. Dirige tutte le funzioni del corpo fisico, dette involontarie, come: il mantenimento della sua integrità, la crescita, lo sviluppo, la riproduzione, ecc. Genera le emozioni e le sensazioni; esegue il processo dell’apprendimento e registra ogni dato ed esperienza archiviandoli nella memoria. Questo è un livello mentale al quale non si ha accesso diretto, se non durante i sogni, o attraverso tecniche di introspezione, rilassamento e analisi.
Infine c’è il Superconscio che rappresenta la coscienza spirituale dell’uomo, quella parte dell’essere che sembra osservare il corpo dall’alto, guidandone i passi verso una precisa meta. Il Superconscio è fonte d’ispirazione per la mente cosciente, fornendo ad essa conoscenza e idee per risolvere qualsiasi problema. Talvolta invia messaggi attraverso i sogni, oppure attraverso i presagi, o facendo apparire soluzioni improvvise e inaspettate. È possibile entrare in contatto con il Superconscio attraverso la meditazione o la preghiera.
I termini hawaiani corrispondenti a Superconscio, Conscio e Subconscio sono:
• Aumakua
• Lono
• Ku

∗ AUMAKUA: LO SPIRITO

L’Aumakua è lo Spirito dell’essere umano, la parte divina inserita nella materia; non nel senso di Dio come essere ultimo, eterno e infinito, che pure è contemplato nella tradizione hawaiana, ma piuttosto una sorta di dio individualizzato, un angelo o un custode, l’intelligenza che guida l’energia verso una meta.
L’Aumakua o Sé Superiore è la sorgente dell’essere umano, l’artista che crea il modello sul quale prende forma il corpo, ed è anche la sorgente dell’energia che dà vita all’uomo e a tutti gli altri elementi della realtà che gli consentono di esperire un’esistenza fisica.
Il Sé Superiore inserisce nel modello del suo personaggio un obiettivo da raggiungere, lasciando alla creatività della mente cosciente il compito di interpretare tale obiettivo e di perseguirlo con un margine di autonomia, che ha grande riflesso sulla qualità delle esperienze che verranno fatte. Poniamo che la meta sia andare da un punto ad un altro di una stanza. Si può girare in cerchio, avanzare a zig-zag, fermarsi a metà strada, oppure avanzare in linea retta. Questo è rimandato al libero arbitrio della mente cosciente. L’unica cosa certa è che si arriverà dall’altra parte, il come e con quanta soddisfazione dipende dalle scelte personali.
L’Aumakua segue le sorti del suo personaggio, evitando di intervenire in modo diretto, se non quando la traiettoria seguita va palesemente fuori rotta; in questi casi si sperimenta una sorprendente soluzione dei problemi che dà uno scossone e riporta la storia nella giusta direzione (come: imprevisti, incontri fortuiti, guarigioni miracolose).
Il Sé Superiore è comunque fonte d’ispirazione per la mente cosciente, che può trovare in esso tutta la conoscenza e le informazioni di cui necessita per esperire la vita con armonia e realizzare i propri progetti in modo soddisfacente.
Questo tipo di contatto non è sempre attivo e va ricercato nei momenti di necessità, modificando il proprio stato di consapevolezza e trascendendo la coscienza ordinaria.
Non solo gli esseri umani sono dotati di un Sé Superiore. Ogni oggetto, animale, pianta ha il proprio Aumakua, perché esso è la fonte di qualsiasi struttura esistente: ogni elemento del cosmo è vivo, cosciente e sensibile.
L’Aumakua è l’idea originale che sta “dietro” tutto ciò che appare nel mondo delle forme. Akua, la parola hawaiana per indicare lo Spirito, significa: concetto, pienamente espresso, in movimento.

∗ KU: IL CORPO - MENTE

Il Subconscio dirige le funzioni del corpo fisico e si occupa della conservazione della memoria. Riceve il modello del corpo creato dall’Aumakua e provvede a svilupparlo e mantenerlo nel tempo, curando la sua “manutenzione”. Dispensa energia ai vari organi del corpo ed effettua gli interventi di guarigione sulla base dello schema originale. È un po’ come il meccanico, che consulta il libretto della casa costruttrice, per eseguire la riparazione del motore di un’automobile. Il Ku rende possibili tutte le funzioni del corpo, dette involontarie, e si occupa di mettere in movimento i muscoli e gli arti.
Tutte queste attività per noi non sono coscienti e raramente ce ne interessiamo. I compiti che esegue il corpo, come: digerire, far battere il cuore, assimilare il cibo, sostituire le cellule obsolete e così via, ci sono completamente estranei, non sappiamo come vengano svolti e di alcuni ignoriamo persino l’esistenza. Non è necessario essere medici o biologi per urinare o effettuare il metabolismo. Il corpo sembra conoscere tutto questo autonomamente, ma è il Subconscio l’intelligenza che lo dirige.
Le attività più importanti di cui si occupa il Subconscio sono: conservare tutte le esperienze nella memoria (che è localizzata nei tessuti e nei muscoli del corpo) ed eseguire le istruzioni impartitegli dalla mente cosciente.
Il Subconscio svolge la funzione di segretario e collaboratore della mente cosciente, presentando continuamente alla sua attenzione stati d’animo ed emozioni, per ricevere istruzioni sul comportamento da tenere di fronte alle situazioni della vita. Facciamo l’esempio in cui vediamo una bestia feroce che si avvicina a noi e immediatamente sorge l’emozione della paura. Questo è il modo in cui il Subconscio chiede istruzioni sul da farsi. La mente cosciente non è emozionale, valuta il fatto, considera che potrebbe esserci un pericolo e ordina di scappare. Così il Subconscio mette in moto i muscoli delle gambe e il risultato è il nostro movimento verso un’altra zona. Tenete presente che questo scambio di informazioni non viene avvertito come il dialogo di due parti separate, perché la nostra mente lavora sempre come un insieme unitario.
Attraverso il meccanismo della memoria per il Ku è possibile apprendere modelli di comportamento, che poi esegue in modo autonomo e che tende a conservare nel tempo (dando luogo alle abitudini), fino a quando la mente cosciente non dispone un cambiamento. Il primo input all’apprendimento viene dalla mente cosciente, che manifesta la volontà di acquisire una nuova abilità; questo coinvolge il Subconscio, che si esercita per un certo tempo a svolgere la nuova mansione fino ad acquisirne il modello, poi lo inserisce stabilmente nella memoria.
A volte il corpo-mente sembra agire di sua propria volontà, ma questo non è possibile, perché i suoi interventi sono sempre e soltanto determinati dai dati presenti nella memoria. Il materiale con cui lavora il Ku è tutto quello che è stato registrato dall’ambiente circostante e dalle convinzioni e i pensieri che la mente cosciente ha accettato per buoni nel passato. Il vero problema è che la mente cosciente spesso non ricorda ciò che è stato inserito nella banca dati, perché la memoria è simile ad una soffitta buia piena di ogni genere di masserizie. Senza far luce sugli “scaffali”, attraverso l’attenzione e la consapevolezza, non si sa bene di cosa si può disporre, e spesso qualche idea che ci sembra passata di moda è ancora là che ingombra, facendo inaspettatamente sentire la sua presenza.
Il Subconscio, con precisione e puntualità, conserva tutto ciò che forma oggetto di esperienza e ogni cosa viene riutilizzata al momento opportuno (almeno questo è ciò che pensa il Ku), fino a quando la mente cosciente non decide di fare pulizia.
Il Subconscio persegue il piacere e fugge dalla sofferenza; di fronte a due situazioni negative sceglie il male minore.

∗ LONO: LA MENTE COSCIENTE

Tra lo Spirito e il corpo-mente si colloca la mente cosciente e a volte non è una posizione comoda da mantenere, se si desidera assumere la responsabilità della propria vita.
La mente cosciente è ciò che sembra rispondere al nostro senso di identità, ma questo non è completamente vero, perché anche il Ku sa bene chi siamo.
Possiamo comunque identificare la mente cosciente con tutte le chiacchiere, i ragionamenti e le valutazioni che continuamente risuonano nella nostra testa.
A Lono è demandato il compito di prendere le decisioni e di istruire il corpo sui comportamenti e le emozioni che desidera provare. Ad esempio una persona vi critica e il corpo si offende: sta a voi decidere se lasciar correre o ricambiare la provocazione, consentendo che il Ku manifesti una reazione aggressiva.
La mente ha a disposizione il corpo, per sperimentare la risposta dell’ambiente alle proprie iniziative, e lo Spirito, per trarsi d’impaccio ogni volta che finisce in un vicolo cieco. Essa partecipa al grande gioco dell’Universo sopportando alcune limitazioni oggettive, imposte dall’Universo stesso, come ad esempio la parziale capacità dei cinque sensi (alcune bande di colori non possono essere viste; alcuni toni nei suoni non possono essere uditi), o le leggi fisiche che producono la gravità, l’elettromagnetismo e la quantistica.
Dunque non tutto gli è possibile, ma nondimeno Lono è il capitano della nave e deve ispirare collaborazione ai suoi rematori (al Ku) se vuole arrivare in porto tranquillamente.
Una parte della storia personale è necessariamente predeterminata dallo Spirito, che deve armonizzare i percorsi paralleli di tutti gli esseri viventi, poiché il progetto cosmico è collettivo. Ma una porzione dell’avventura viene direttamente gestita dalla mente cosciente attraverso il libero arbitrio.
Il libero arbitrio non va confuso con la libertà di fare qualsiasi cosa ci venga in mente, o disporre degli altri, o cambiare il corso degli eventi; ma è scegliere come vogliamo rispondere, o non rispondere, alle esperienze che ci vengono prospettate, e decidere cosa vogliamo mettere in atto, nel presente, per provocare un cambiamento futuro.
Lo strumento più importante che abbiamo a disposizione per vivere la vita con successo è la Creatività. Attraverso la creatività, la mente cosciente è in grado di immaginare ciò che ancora non esiste, poiché in un Universo illimitato tutto è possibile e c’è sempre più di un modo per fare le cose. Questo ci dà la possibilità di cambiare le circostanze della vita, immaginando soluzioni diverse da quelle con cui ci troviamo ad interagire. Nel corso delle lezioni vedremo che ci sono tecniche specifiche per ottenere questi risultati. Per ora vi dico che il Subconscio non fa distinzione tra immaginazione e realtà. Mantenere dunque l’attenzione cosciente sulla realizzazione di un determinato avvenimento, per un congruo lasso di tempo, induce il Subconscio a registrarlo nella memoria come se fosse un modello già esistente. A questo punto lo Spirito stesso, che è la fonte dell’energia, interviene per energizzare il nostro modello e manifestarlo nel mondo delle forme.
È così che ciò che immaginiamo può divenire concreto e per questo affermiamo che la mente cosciente è una co-creatrice della realtà, affiancando con i suoi modelli quelli già realizzati dallo Spirito. Tutto questo è una nostra facoltà e possiamo usufruirne a pieno titolo senza timore di peccare di superbia. L’energia è gratuita, l’unica cosa che può risultare impropria è l’utilizzo che ne vogliamo fare.
Quando ci rivolgiamo all’Aumakua per ottenerne la guida, esso stesso, attraverso la sua ispirazione, aumenta la nostra capacità creativa.

∗ I “4” LIVELLI DELLA REALTA’

Fin’ora abbiamo considerato la mente e le funzioni specifiche che assolve, rispetto agli elementi della realtà. Vediamo adesso come utilizzare la consapevolezza per interagire con l’ambiente nel quale siamo inseriti.
Viviamo in un Universo illimitato e multidimensionale, nel quale coesistono le forme fisiche, le interazioni energetiche e le vibrazioni dello Spirito. Questo Universo è un unico insieme, che può essere osservato da molteplici punti di vista e per ogni angolo della visuale emergono caratteristiche differenti, che consentono di usufruirne in modo diverso.
Secondo i Kahuna Hawaiani la Realtà è osservabile da 4 diversi livelli di consapevolezza.
• Il 1°Livello di consapevolezza è IKE PAPAKAHI, il livello OGGETTIVO.
Questa è l’ottica legata all’esperienza fisica del corpo, in cui tutte le cose sono accettate per vere e sono separate tra loro. Esiste la Natura e i suoi elementi sono noti a tutti. Ci sono gli altri esseri umani, gli animali, le piante. Attraverso le mani possiamo afferrare oggetti e utilizzando gli elementi esistenti in natura, fabbricarne di nuovi. Questo è il livello della quotidianità, dove ogni cosa può essere impiegata o trasformata in accordo alle leggi fisiche. Ogni cosa ha un inizio e una fine, esattamente come il corpo ha una nascita e una morte.
• Il 2°Livello di consapevolezza è IKE PAPALUA, il livello SOGGETTIVO.
Questa è l’ottica legata all’esperienza mentale. Abbiamo detto che la mente è immateriale e che è in grado di manipolare l’energia vitale indirizzandola verso un obiettivo.
La consapevolezza psichica si muove nel mondo dell’energia, aprendoci alla comprensione che gli oggetti, le persone, le piante e gli animali sono formati dallo stesso tipo di sostanza, cioè l’energia stessa. Questa non è una notizia necessariamente eccezionale, perché i chimici sanno benissimo che tutto è composto da atomi, ma dato che i nostri occhi non vedono atomi aggregati, bensì: un libro, una sedia, un tavolo, ecc. per percepire la struttura energetica della realtà è indispensabile trasferire la coscienza nel regno mentale. Ogni cosa ha attorno a sé un campo di energia, che confina col campo di ogni altra cosa. Attraverso l’energia, ogni punto dell’Universo è collegato a tutti gli altri punti, e questo consente alla mente di esperire fenomeni quali la telepatia e la chiaroveggenza.
Nella dimensione energetica le cose non hanno né inizio né fine, poiché l’energia è il fondamento stesso dell’esistenza, ma tutto è in continua transizione da una forma all’altra.
• Il 3°Livello di consapevolezza è IKE PAPAKOLU, il livello SIMBOLICO.
Tutto nell’Universo esiste per gruppi di opposti: nero-bianco; maschio-femmina; alto-basso; bello-brutto; e ogni cosa acquista significato solo in relazione alle altre.
Non esistono valori assoluti, perciò possiamo considerare “scuro” un pomeriggio nuvoloso, ma solo rispetto ad un mattino soleggiato; lo stesso pomeriggio nuvoloso è, a sua volta, molto più “chiaro” di una notte di luna piena.
La rappresentazione cosmica scaturisce da simboli, attraverso i quali è possibile ottenere un’interpretazione dei significati. Comprendere l’aspetto simbolico dell’esistenza ci consente di assegnare un valore alle nostre esperienze; possiamo ad esempio chiederci perché ci è capitato di incontrare la tale persona, in quel dato momento, e perché il dialogo si è svolto in quel certo modo… Ogni situazione, ogni avvenimento sono lì per trasmetterci un messaggio; come nei sogni, ogni forma che ci circonda rappresenta i nostri pensieri, rispecchia parti sconosciute di noi, e ci fornisce indicazioni sui nostri atteggiamenti.
Attraverso l’ambiente conosciamo noi stessi e il senso della nostra avventura.
• Il 4°Livello di consapevolezza è IKE PAPAHA, il livello dell’IDENTIFICAZIONE.
Questa è la dimensione trascendente della coscienza, nella quale si percepisce l’unità del Tutto, al di là delle molteplici forme. Ogni cosa è sé stessa e contemporaneamente è me. L’IO si espande nella coscienza cosmica e attraverso l’unione spirituale è possibile sperimentare le sensazioni di ogni altra forma di vita. Questo livello si raggiunge coscientemente attraverso la meditazione, ma chiunque ne fa casuale esperienza quando gli capita di percepire le emozioni o le sofferenze degli altri, oggetti compresi.

∗ LA GUARIGIONE INSEGNATA DAI KAHUNA

Spostare la consapevolezza da un livello all’altro della Realtà ci permette di operare con regole e poteri diversi. Dal punto di vista della guarigione, ogni livello consente l’utilizzo di tecniche specifiche, la cui validità è strettamente inerente all’ottica nella quale si pongono il malato e lo Sciamano.
Nel 1°livello vengono usate tecniche che interessano il corpo, come: medicinali, rimedi, erbe, cristalli, massaggi e trasmissione di energia attraverso le mani.

Nel 2°livello vengono usate tecniche mentali, come: messaggi telepatici e pensiero positivo, tecniche di immaginazione guidata ed auto-ipnosi. La chiaroveggenza viene ampiamente usata per comprendere le cause della malattia ed effettuare le diagnosi. Attraverso la telepatia viene attivato il dialogo con le forze della Natura e con le guide spirituali, che consentono di incentivare il potere di guarigione.

Il 3° è il livello di consapevolezza nel quale si svolge prevalentemente il lavoro dello Sciamano. Vengono usate tecniche di interpretazione ed elaborazione dei sogni, cerimonie di guarigione e rituali simbolici per l’acquisizione di maggior energia, nuove abilità e più ampi poteri. Importante strumento del 3°livello è il Viaggio Sciamanico, che permette di identificare ed elaborare i simboli che sono all’origine della malattia, consentendo la loro consapevole trasformazione in modelli di guarigione.

Al 4°livello troviamo la più potente, ma anche più complessa, tecnica di guarigione: quella spirituale. In Hawaiano è chiamata Kulike, ma viene anche detta “Mutamento di forma”.
In questa tecnica si realizza una unione spirituale tra il malato e il guaritore, in modo tale che il guaritore sperimenta la coscienza del suo cliente, assumendone la “forma” e dall’interno dell’essere, va a modificare gli schemi energetici per riportarli in equilibrio.

Nel corso di queste lezioni illustrerò ampiamente ogni tecnica, proponendo anche delle esercitazioni da eseguire per proprio conto, per passare agevolmente dalla teoria alla pratica.

Tratto da: http: alberomaestro.org

giovedì 23 aprile 2009

L'Ayahuasca



L'Io si espande e abbraccia l'universo. Lo spazio fonde nel magma nero del tempo che ribolle di colori e chimere. Echi dell'assoluto. Rivelazioni. La comunione è un tuffo nel fermento del cosmo per chi crede nell'ayahuasca, la liana dello spirito originaria dell'Amazzonia, consumata come sacramento da migliaia di fedeli di culti cristiano-animisti che negli ultimi anni sono andati mettendo radici in ogni continente. All'ombra della clandestinità. Perché se in Olanda e Stati Uniti la legge ha fatto qualche eccezione, in Giappone, Australia, Russia, Germania, Francia e Spagna, l'uso della droga, sebbene cerimoniale, è sempre stato punito. E per questa ragione tre anni fa, anche in Italia una decina di persone, fra cui l'antropologo Walter Menozzi, hanno avuto i loro guai con la giustizia.

Usata per secoli dagli sciamani contro mille mali per le sue proprietà depurative e immunostimolanti, questa pianta rampicante che cresce nei recessi più umidi e bui della giungla (ayac in quechua significa 'spirito' e waska 'liana') induce visioni e stravolge percezioni e processi associativi. Ma non è una semplice droga, insistono i fedeli di Santo Daime, Uniao do Vegetal e Barquinha, le congregazioni nate il secolo scorso in Brasile e diventate fenomeno globale sull'onda del sincretismo New Age. L'alterazione è anzi uno stato di grazia. E la pianta, attraverso cui la natura parla all'uomo,- è una manifestazione di Gesù.

La Chiesa cattolica e le altre grandi confessioni cristiane non hanno mai digerito un simile credo animista, ma alla lunga hanno scelto il silenzio, evitando anatemi che avrebbero radicalizzato il confronto e adottando la filosofia del vivi e lascia vivere, come in passato avevano fatto davanti ad altre fedi prodotte dall'incontro del cristianesimo con culture indigene.

Fuori dal Brasile però, a cominciare dall'Europa, dove si ritiene siano ormai parecchie centinaia, gli iniziati all'ayahuasca vivono come carbonari. La mistura di foglie necessaria per ottenere l'allucinogeno, hanno confessato alcuni di loro, arriva da paesi del bacino amazzonico celata in semplici pacchetti di tè. E le comunità s'incontrano all'insegna della massima discrezione in abitazioni o locali privati. In Gran Bretagna, dove sarebbero circa 500 sparsi in diverse contee, si ritrovano anche in alcune chiese con la scusa di fare prove di coro, come hanno rivelato fonti riprese di recente dal quotidiano 'Times'.

Eppure nel 2001 il governo olandese ha concesso ai fedeli del Santo Daime una licenza per il consumo sacramentale della droga, e nel 2005 la Corte suprema americana ha fatto lo stesso con una colonia della Uniao do Vegetal, prendendo atto di un'insolita proprietà della liana dello spirito che, impiegata opportunamente, non sembra causare danni né tossicodipendenza. O così almeno indicano i dati raccolti finora dalla scienza e le esperienze di 'entronauti' e artisti come Allen Ginsberg, Paul Simon, Sting, Tori Amos.

E Isabel Allende, che solo grazie alla catarsi vissuta con l'ayahuasca ha superato la crisi esistenziale in cui era scivolata negli anni Novanta, riuscendo a completare una trilogia di racconti dedicata ai nipoti e ora in lavorazione a Hollywood.

Dopo aver bevuto il decotto denso e verdemarrone preparato da uno sciamano peruviano, ha poi raccontato la scrittrice in un'intervista, "sono piombata in un mondo buio" che a tratti si trasformava in visioni caleidoscopiche, apparizioni, sequenze di vita vissuta: "Non ero più corpo, anima, spirito o nient'altro". Due giorni dopo "mi sono risvegliata, indolenzita ma lucida", come rinata: "Avevo superato la paura della morte e vissuto l'esperienza dell'eternità dello spirito".

Nel loro diario 'Lettere dello Yage' (un altro nome indio dell'ayahuasca), anche Ginsberg e William Burroughs parlano in termini simili degli esperimenti fatti in Amazzonia per 'espandere la coscienza' e curare - ma invano - la tossicodipendenza da eroina.

L'esperienza spirituale, sostengono gli iniziati, è parte intrinseca degli effetti dell'allucinogeno tanto quanto vertigini, nausea, vomito, corse in bagno. E incubi, poiché mentre la droga aspra e amara purga e aiuta il corpo a combattere infezioni e scompensi metabolici, la mente si misura con luci e ombre in un ottovolante di emozioni.
Alla fine, come ha dichiarato un cardiochirurgo di San Paolo ai microfoni della Bbc, sopravviene sempre "un senso di calma e chiarezza, che aiuta nel lavoro e a vivere in armonia con gli altri".

Tale sarebbe il potere della bevanda ricavata da foglie di banisteriopsis caapi, l'ayahuasca propriamente detta, messe a macerare e poi fatte bollire per ore con foglie di psicotria viridis, mimosa hostilis, justicia pectoralis e tante altre piante. In alchimie ogni volta diverse nelle diverse aree del Rio delle Amazzoni, secondo ricette che a volte contemplano anche tabacco o cacao.

In realtà i vegetali con virtù allucinogene sono molto diffusi in natura. E nel recente libro 'Gli Antipodi della mente' Benny Shannon, della Hebrew University di Gerusalemme, ha sottolineato come piante simili all'ayahuasca venissero usate per scopi religiosi persino dagli antichi ebrei, compreso Mosè. Cosa che ha scatenato le ire dei circoli cristiani ed ebrei più ortodossi, costringendo lo studioso a correggere il tiro e a chiarire proprio pochi giorni fa, dalle colonne del 'Financial Times', di non aver mai voluto intendere che Mosè fosse 'fatto', quando sul Sinai vedeva il cespuglio ardere senza consumarsi.

Quel che rende l'ayahuasca un potente allucinogeno è l'alta concentrazione di Dmt (dimetiltriptamina) e di alcaloidi che ne agevolano l'assimilazione, facendo impennare i livelli di serotonina nell'organismo.

È così che esperienze ed emozioni, conscie o inconscie, percezioni subliminali e sensazioni d'ogni grado vengono rivissute come allucinazioni. Una marea che tutto travolge, per poi restituire alla spiaggia del quotidiano la mente arricchita di consapevolezza e spogliata di ogni ansia. È sarebbe proprio così che lo sciamano accede alle infinite dimensioni dell'ultraterreno.

Ed è così che i fedeli del Santo Daime vivono la transustanziazione della sacra liana quando, in fila, vestiti di bianco, vanno a ricevere la pozione dal mestolo del padrinho e s'intrattengono poi in apologie sull'amore universale. Come faceva Mestre Irineu, il meticcio Raimundu Irineu Serra, esperto raccoglitore di gomma, il quale nel 1930 edificò una sua chiesa in piena giungla, dopo avere avuto una visione della Vergine Maria sotto l'effetto del daime (altro nome indio dell'ayahuasca), dando vita a un culto che dimostrò presto di avere grande presa popolare. Tanto da spingere Brasilia a legalizzare l'uso cerimoniale della droga che, in pochi lustri, dalla cattedrale di Céu do Mapia si era esteso nelle città, anche fra professionisti e accademici. E che nel dopoguerra cominciò a interessare il mondo attraversato dalla cultura mistica e psichedelica dell'era beat e hippie, conquistando adepti soprattutto dopo la morte del Maestro nel 1971, quando alcuni discepoli lasciarono il Santo Daime per fondare altre chiese. Portando il loro credo in tutti i continenti, sulla scia dell'emigrazione brasiliana e delle testimonianze di esploratori della New Age che nel frattempo si erano avventurati in pellegrinaggio nel fitto dell'Amazzonia. Sotto la scorta di avventurieri o, più recentemente, di esperti di agenzie specializzate, come l'americana Blue Morpho, che sanno dove trovare gli sciamani e si fanno carico della prima parte di un più lungo viaggio verso la trascendenza.

Per lo psichiatra Charles Grob, della University of California di Los Angeles, non esiste praticamente un uso ricreativo dell'ayahuasca, ricercata invece da molti credenti proprio per la "profonda qualità religiosa" delle sue allucinazioni. Per Shannon, tuttavia, anche questa qualità altro non è che allucinazione. E a favore della pianta, a conti fatti, rimangono solo gli effetti ansiolitici. L'unica certezza scientificamente provata del Dmt.

Fonte: sostanze.info
Approfondimenti: madreayahuasca.com

mercoledì 22 aprile 2009

IL KARMA secondo "il Cerchio di Firenze 77"

Inserisco questo bell'articolo segnalato dall'amico Brig.Zero.
Il Karma secondo la "scuola" del Cerchio di Firenze 77.
E vediamo che come sempre le strade e le teorie convergono, tutto si incontra, dall'Oriente all'Occidente, dall'India ai nativi Americani, e via così.

Percorsi di verità che altro non possono fare che avvicinarci alla metà.


La dinamica del karma

Come è di moda questo termine in Occidente! E come si usa a sproposito! Il karma è sinonimo di destino, di punizione, di prova; mentre, in effetti, il karma è attività: è né più né meno che un effetto, parte di quella catena di cause, tanto cara ai deterministi, che muove la vita degli esseri.
Karma quindi è tutto: non è solo l’evento eccezionale che muta inaspettatamente e involontariamente la vita. Karma è il mal di pancia del goloso, è la muscolatura dell'atleta allenato, è il biondo dei capelli che la signora si è decolorati, è il germoglio del seme seminato nel terreno fertile, e via e via.
Il karma non è destino, se con ciò s'intende qualcosa che accade senza spiegazione e senza volizione; non è punizione perché, in sé, non è né buono né cattivo, ma della stessa natura della causa di cui è effetto. A conferma di ciò cito l'affermazione dei naturalisti secondo cui la vita della natura è incomprensibile se non si ammette il principio di causalità, cioè se non si postula che mantenendo, modificando, sopprimendo la causa, si modifica, si mantiene, si sopprime l'effetto.
Il karma non è prova; semmai è insegnamento, perché completa l'esperienza promossa, e, dall'esperienza, si impara.

Il karma e la coscienza

Dicendo che karma è attività, azione, si può erroneamente credere che riguardi solamente la materia, il piano fisico.
Ho detto prima che esiste una catena di cause e di effetti per ogni mondo e quindi per ogni tipo di attività dell'uomo: per quella fisica, per quella di sensazione, per quella pensativa e così via.
Quel « così via» sta per mondo del sentire, per coscienza dell'uomo, vero bersaglio e fonte del karma, perché è qui che si ripercuotono, si incidono le esperienze, è da qui, dalla sua eventuale carenza o ricchezza, che l'uomo indirizza se stesso verso certe esperienze od altre.
Il karma, quindi, è solo una situazione esteriore nella misura in cui essa serve a produrre quel fermento interiore che dona comprensione e, quindi, coscienza. E’ logico che sia così. Ogni attività non è mai solo di un mondo: per esempio l'azione fisica è preceduta, accompagnata, seguita da sensazioni e pensieri, ed è promossa o permessa dal sentire, dalla coscienza dell'uomo, perciò l'effetto deve essere globale, andando poi a colpire il fulcro dell'individuo, quello da cui ha origine il modo di essere, il vero responsabile dell'attività individuale.
Tutto avviene in modo molto semplice nella dinamica, anche se, nel dettaglio, il karma è stato assimilato ad una corda formata da moltissimi fili. Supponiamo che Tizio sia avaro. Intanto, lo è perché la sua coscienza non è costituita a tal punto da impedirgli di esserlo .Dico così perchè le ragioni dell'avarizia possono essere molte: per esempio bisogno di accumulare per ricercare la sicurezza, mancanza di generosità nei confronti degli altri, e via e via.
Comunque tutte le ragioni si annullano in un anelito di altruismo: infatti, il fine è questo, che l'insieme delle esperienze, dei karma, insegnano.
Il nostro avaro penserà da avaro, desidererà da avaro, agirà da avaro, cioè alimenterà una catena di cause in cui ogni genere di attività umana è improntata all'avarizia: attività fisica, di sensazione, di pensiero.
L'effetto delle sue attività non poteva che ripercuotersi a livello fisico, astrale e mentale. In che modo si ripercuoterà? Qui, per rispondere, si deve conoscere la ragione dell'avarizia, al di là della mancanza di altruismo.
Supponiamo che sia non voler dare agli altri, desiderare di accumulare per essere più degli altri. Le cause mosse lo porteranno, come effetto, in situazioni da cui capirà che non serve avere un desiderio smodato di beni e di ricchezze.
Tale comprensione scaturirà, per esempio, dal vivere in una successiva vita una situazione in cui egli vivrà l'avarizia di un suo simile e ne sarà la vittima.
A quel punto egli ha imparato a non essere avaro ma non ha superato il desiderio di essere più degli altri.
Di conseguenza avrà un'altra vita in cui, per esempio, crederà di raggiungere la considerazione e la valutazione altrui essendo prodigo.
E così via. Ecco la catena deterministica delle cause di cui quello che si chiama karma fa parte. Ma tutto è karma.
Molti credono che il karma si provochi facendo una scelta errata, consci però di errare, e che solo allora si muova la causa che richiamerà l'effetto doloroso.
Una tale visione sarebbe giusta se il dolore fosse punizione, ma così non è: il fine del karma è di dare quella coscienza la cui mancanza fa essere l’individuo in modo non armonico alla realtà di unione del Tutto.
Siccome la mancanza c'è tanto che uno ne sia consapevole quanto che non lo sia anzi, semmai chi non ne è consapevole è ancora più carente - è chiaro che non ha nessuna importanza, agli effetti del karma, che lo si sia chiamato consapevolmente o meno.
Gli aspetti principali della legge di causa-effetto si possono riassumere come segue:
1. Ogni attività promossa o indotta o liberamente avviata reca con sé un effetto.
2. Tale principio vale per il mondo fisico, per quello delle sensazioni, per quello del pensiero; insomma per ogni mondo e per ogni categoria di fenomeni.
3. L'effetto è della stessa natura della causa ed è strettamente legato ad essa.
4. Si creano cause tanto volontariamente quanto involontariamente, perché l'accadere dell'effetto non è subordinato alla consapevole consumazione della causa.
5. L'effetto ricade su chi ha mosso la causa.
6. L'effetto ricade col fìne di dare coscienza al soggetto che lo promosse.
7. L'effetto ricade quando il soggetto è pronto a comprendere, cioè quando il soggetto, dall'effetto, trova la coscienza che gli mancava.

La catena e il riscatto

La catena di cause e di effetti che muovono e promuovono la vita degli individui si incrociano ed hanno continue ricorrenti connessioni.
Non può essere diversamente: se tutto è Uno deve esistere una stretta dipendenza fra i soggetti.
Come prima ho detto, non c'è una sola particella elementare che sia assolutamente isolata. Qualunque cosa ha un rapporto di dipendenza con qualcos’altro. Se esistesse, per assurda ipotesi, qualcosa che fosse assolutamente indipendente, sarebbe fuori della realtà.
Perciò nessuno può essere fuori dalla catena di cause e di effetti, di dipendenze, che lega tutto quanto esiste. E se si dice che tutto è karma, lo si dice perché appunto karma è la catena di cause e di effetti che lega il Tutto. Nessuno può sottrarsi al karma.
Certo, c'è karma e karma, ma soprattutto c'è la possibilità di compiere quei salti di qualità nella catena di cause e di effetti di cui prima parlavo. Compiere salti di qualità costituisce la libertà, l'autonomia dell'individuo.
Ora, siccome la libertà è la possibilità di agire in modo contrario a quello a cui condurrebbe una catena di cause e di effetti; e siccome è la coscienza costituita che dà all'individuo la facoltà di sottrarsi agli impulsi dei suoi veicoli inferiori (egoismo, passioni e via dicendo) e conseguentemente agli stimoli ambientali; e siccome la coscienza si costituisce quanto più si evolve e viceversa; è chiaro che la libertà è proporzionale all'evoluzione.
Ma badate bene: l'evoluto non è fuori da ogni catena di cause e di effetti perché sarebbe fuori dalla Realtà.
Egli compie salti di qualità; cioè per la sua coscienza sente in modo che gli consente di non essere trascinato inesorabilmente dalla necessità; che gli permette di vivere in modo sereno ciò che, per altri, è fonte di angoscia; che non gli fa creare ombre torturatrici e che non gli fa muovere cause che portano effetti dolorosi.
Tuttavia questo non significa che l'evoluto non senta, per esempio, la stanchezza quale effetto di una causa da lui promossa. Quella stanchezza la vivrà in modo diverso dall'inevoluto, non ne sarà condizionato, saprà come smaltirla brevemente, ma non potrà non avvertirla.
Il karma - o quello che si intende con questa parola - cioè una condizione limitante simile per più persone, è vissuto in modo diverso anche se presenta la stessa impostazione.
Una cecità, per esempio, può essere vissuta serenamente o angosciosamente. In modo analogo, fra più persone fare una stessa cosa può dar luogo a karma diversi. Ed è logico che sia così: infatti il vero bersaglio e la vera fonte del karma, come ho detto, è la coscienza individuale; quindi è il sentire, l'intenzione, che pilota tutta l'attività dell'individuo, ed è quello che deve essere corretto e che quindi è oggetto dell'effetto correttore.
Se la natura, il contenuto dell'effetto, fossero analoghi solo a quella che è stata la manifestazione esteriore dell'individuo agente, l'effetto non farebbe quasi mai centro perché quante azioni nascondono intenzioni opposte a quelle che possono trasparire! Una condotta altruistica che nasconda un fine egoistico non può recare un effetto eguale a quella condotta per intenzione.
Infatti l'effetto non è un premio o un castigo, è qualcosa che tende a correggere all'origine la natura di chi muove le cause, cioè dell'essere, e quindi a mutare l'intenzione. Pensate un po', per giungere a ciò, di quanti fattori deve tener conto il karma! Eppure tutto si attua mirabilmente.
Non c'è nessuno che tiene registri di dare e di avere ma, per il principio di causa-effetto, la concatenazione in qualche modo intuita dai deterministi è garanzia che niente cade a vuoto, che tutto si tramanda, che tutto ritorna come immagine riflessa di se stessi, perché si prenda cognizione delle proprie deficienze, e si colmino. La concezione della Realtà in cui niente avviene casualmente ed ognuno ha ciò che gli spetta per esserselo procurato, toglie ogni frustrazione che deriva dal sentirsi perseguitati, sfortunati, oggetto di ingiustizia.
Quanto ognuno patisce corrisponde ad una misura di giustizia che non lascia margini a privilegi ed errori, dove la sofferenza è solo un momento transitorio in cambio di una perenne acquisizione.
La possibilità dell'uomo di sottrarsi a influenze e impulsi, allorquando è capace di compiere un salto di qualità, gli conferisce quella autonomia che lo riscatta dalla rigida tutela a cui sono sottoposti gli esseri con una coscienza elementare.
Guardandosi attorno si può verificare tutto ciò e crederlo senza dover compiere atti di fede, senza forzature, con il solo strumento del raziocinio.

Aggiungo il Gran Buon contributo di Omega alla discussione:

Estratto dal libro: "Vivi l’attimo e vedi e riconosci te stesso"

"L’attimo è un elemento della giornata. Ogni attimo fa affiorare in noi molteplici sensazioni e pensieri, che ad un’attenta osservazione sono come immagini: ricordi di eventi ed esperienze oppure anche immagini dal mondo delle nostre idee. Ciò che l’attimo irradia ad ogni uomo corrisponde a quanto egli oggi deve riconoscere e sistemare. Ognuno di noi ha un diverso stato di coscienza e in modo corrispondente ad esso il giorno gli viene incontro, con sensazioni e pensieri che, in base alla sua coscienza egli può riconoscere e comprendere. Ognuno di noi può comprendere il linguaggio degli attimi, cioè le componenti della giornata: i secondi, i minuti e le ore, poiché questi sono le riproduzioni delle sue produzioni. Le componenti della giornata si rivolgono ad ogni individuo in modo diverso, a seconda delle sue produzioni. Il computer stesso ripresenta all’uomo tutto ciò ch’egli ha immesso in questa reincarnazione e in quelle precedenti, e che non ha ancora sistemato. Sono tutte le nostre mancanze nei confronti della legge eterna: le nostre sensazioni, pensieri e parole negative, il nostro comportamento negativo, le nostre passioni, i nostri istinti, o i nostri desideri umani eccessivi. Potrebbero anche essere i legami col nostro prossimo, al quale per esempio abbiamo tolto la libertà, imponendogli le nostre opinioni.

Tutto ciò che l’ anima e l’uomo non hanno sistemato viene portato alla luce dal computer causale sotto forma di effetto; il computer quindi parla ad ognuno di noi nella nostra lingua. Ognuno di noi può sentire le sue memorizzazioni nella propria lingua e vedere in immagini ciò che ha emesso, poiché si tratta delle sue stesse produzioni. Noi però le possiamo percepire solamente vivendo nell’attimo, anzi, vivendo l’attimo stesso. Molti uomini tuttavia non colgono gli attimi della giornata e quindi non riconoscono nemmeno il linguaggio delle loro stesse produzioni; si lasciano spingere da forze che non corrispondono alla loro forza vitale. Per questo motivo essi vengono ”manovrati”, lasciandosi usare da diverse energie e forze, da anime e campi di energia."

Le nostre forme pensiero

"Se non viviamo all'erta e coscienti nella giornata e in tutto ciò che ci capita, bensì fuori dal presente - cioè nel passato o nel futuro - sprechiamo la nostra vita e perdiamo sempre più energia fisica. Scorre a noi solo quel certo quantitativo di forza divina che occorre per mantenere in vita il corpo. Il resto, cioè tutte le altre energie, le prendiamo o dai nostri simili, legandoli a noi come schiavi, rendendoli succubi e portandoli a fare la nostra volontà, o le prendiamo da vizi vari, come eccesso di cibo, il bere o una sessualità esagerata. Queste energie supplementari, tuttavia, non sono pure, ma sono energie trasformate ad un livello inferiore e compensano solo in apparenza la mancanza di energia. Ogni vizio denota una carenza dell' anima. Siccome l' anima e l'uomo hanno troppo poca energia vitale, se la procurano tramite questi vizi. Quando c'è una tale mancanza di energia, sia l' anima che l'uomo ristagnano nel loro sviluppo spirituale. In molti casi, poi, l' anima si ribella, per dimostrare all'uomo che deve rimuovere la carenza che lo ha condotto agli eccessi ed ai vizi. Gli elementi della giornata, gli attimi, aiutano in questo senso. Chi non osserva le molte indicazioni ed ammonimenti che gli vengono dati, anno dopo anno negli innumerevoli attimi della giornata, aggiunge ulteriormente delle forme-pensiero a ciò che l' anima già porta in sè.

Chi, quindi, ristagna per anni e decenni, pensando in continuazione, giorno dopo giorno, cose uguali o simili, crea una o più forme-pensiero a sua immagine e somiglianza pronte per essere richiamate. Se riflettiamo sempre sul nostro passato, ne parliamo, lo citiamo facendo rivivere le sue immagini nel presente, creiamo delle forme-pensiero del passato. Se persistiamo per anni nel litigio con il nostro prossimo e parliamo sempre della causa che ha provocato il litigio e lo facciamo rivivere nelle nostre sensazioni e nei nostri pensieri, creiamo, in questo modo, una forma-pensiero. Se per anni sottovalutiamo uno dei nostri simili - se, cioè, non troviamo assolutamente nulla di buono in lui - creiamo, con ciò, una forma-pensiero. Se cerchiamo con tutti i modi possibili a nostra disposizione, anche non corretti, di mettere qualcuno in cattiva luce, creiamo, con ciò, una o più forme-pensiero. Se calunniamo, disprezziamo e scherniamo qualcuno o lo lasciamo completamente in balia di altri, creiamo, con ciò, una o più forme-pensiero. Se ci creiamo col pensiero immagini del futuro - di qualunque tipo esse siano - creiamo, anche in questo modo, delle forme-pensiero. Se una persona, per anni e decenni, riflette o parla in continuazione di cose uguali o simili, oppure ripete sempre le stesse cose, crea, con ciò, delle forme-pensiero corrispondenti.

Chi, quindi, per anni non vive nell'attimo, non solo è "fuori di sè", ma crea anche delle forme-pensiero invisibili al di fuori di lui. Dovunque vanno le nostre sensazioni, pensieri, desideri e passioni, là c'è una parte della nostra coscienza, là costruiamo delle figure invisibili del nostro ego umano. Annotiamocelo: tutto è energia. Per cui ogni sensazione, ogni pensiero, ogni parola, ogni azione, ogni movimento, ogni passione, ogni istinto, ogni vizio è energia. Siccome nessuna energia va perduta, deve ben trovarsi da qualche parte. Come sappiamo, le nostre energie positive - il nostro sentire, pensare, parlare ed agire divino - entrano nell' anima e nel potente computer universale, Dio. Attraverso l' anima, le irradiamo nel corpo ed esse procurano in noi salute, pace e felicità. Questi doni della vita interiore li portiamo poi nel mondo e contribuiamo, con ciò, affinché altri uomini raggiungano la pace interiore e l'altruismo. Anche le nostre energie negative entrano nell' anima. Esse vengono registrate nel computer causale. Se noi, per anni e decenni, non prestiamo attenzione agli elementi della giornata, agli attimi - cioè ai loro innumerevoli impulsi a cambiare modo di pensare e osservare le leggi divine - creiamo ulteriori forme-pensiero.

Queste, in fondo, non sono altro che una nostra "copia", sono, cioè, noi stessi, perchè si formano dal negativo che noi emaniamo. Potremmo definire le forme-pensiero derivanti da aspetti simili o identici a quelli del nostro ego umano anche i nostri campi di pensiero. Potremmo paragonare le forme-pensiero anche a degli esseri invisibili, nebulosi, costituenti le immagini delle nostre rispondenze, a cui noi conferiamo impulsi e forza di agire ripetendo continuamente gli stessi o simili pensieri. Quando poi pensiamo cose simili o uguali a quelle con cui abbiamo costruito le nostre forme-pensiero, diamo loro il segnale di venire da noi e di agire su di noi. Quindi siamo noi stessi che scateniamo, attraverso il nostro comportamento umano, i nostri "sosia", cioè le nostre forme-pensiero, il nostro ego che ha preso forma. Piombano su di noi come dei robot, ci influenzano e ci stimolano a ripetere quelle cose con cui le abbiamo costruite, cioè quello che noi siamo. Ci stimolano a pensare di nuovo o a ripetere cose simili o uguali. Queste forme-pensiero, da noi create, si sono formate con le forze della nostra anima e del nostro corpo. E ciò significa che più forme-pensiero creiamo, più perdiamo forza, perchè le nostre forme-pensiero non ci conferiscono nessuna forza, anzi, proprio il contrario: esigono sempre più forza da noi, perché mirano a farci sentire, pensare, parlare o fare sempre cose negative simili o uguali."

Fonte: altrogiornale forum

martedì 21 aprile 2009

Vivere un momento SACRO nell'UNO

Come è bello imparare, provare, comprendere.
La nostra vita "scorre" e noi non ce ne accorgiamo se non perchè "invecchiamo".
E così si va avanti, senza chiedersi, senza approfondire.
Ma se ci fermiamo e pensiamo allora scopriamo. Basta poco.

E' il caso di questo video, estratto dal film Waking Life.
Provare a vivere un momento nella consapevolezza che è sacro quindi ricco di frequenze, sentimenti, emozioni.

Ma la cosa che più dobbiamo sperimentare è viverlo con il prossimo.
Con un amico, un amica, la moglie, chi si vuole, l'importante è farlo profondamente, consapevolmente, con un'altra persona.
Per così entrare con essa in quella "frequenza vibratoria" che è propria della nostra coscienza, che raggiunge l'unione con l'altro e così oltrepassa il velo di Maya.
Diventare un Uno con il prossimo, e scambiare questa consapevolezza attraverso vibrazioni.

Come è facile uscire dallo spazio e dal tempo e trovarsi da Anima ad Anima nel senso stretto del termine.
Come dice nel video probabilmente ci metteremo a piangere o a ridere o chissà.

La scoperta di essere di più, il meraviglioso gusto di aprirsi interiormente al prossimo e con esso condividerlo.
Capire chi siamo in poche, brevi ma intensissime parole.
Provare per credere, per vedere, per capire, per EVOLVERE!!

venerdì 17 aprile 2009

Il Kriya Yoga tratto da "Autobiografia di uno Yogi" Yogananda

"…La scienza del Kriya Yoga, così spesso citata in queste pagine, è divenuta molto nota nell'India moderna ad opera di Lahiri Mahasaya, il Guru del mio Guru. La radice verbale sanscrita del Kriya è Kry, fare, agire, reagire; la stessa radice si trova nella parola karma, il principio di causa e di effetto. Kriya Yoga perciò significa "unione" (yoga) con l'Infinito attraverso una data azione, o rito (Kriya). Uno yogi che ne segua scrupolosamente la tecnica viene liberato con gradualità del karma, la catena di causa e di effetto e delle sue azioni equilibranti.

In obbedienza a certe antiche regole yoghiche non posso dare una spiegazione completa del Kriya Yoga in un libro destinato al pubblico. La tecnica va imparata da un kriyaban, o Kriya-Yoghi autorizzato; qui, dovrà bastare un ampio cenno.

Il Kriya Yoga è un metodo semplice, psicofisico mediante il quale il sangue umano viene purificato dall'anidride carbonica e risaturato di ossigeno. Gli atomi di quest'ossigeno in sovrappiù si tramutano in correnti di vita per ringiovanire il cervello ed i centri spinali. Fermando l'accumularsi del sangue venoso, lo yogi può diminuire o interrompere il logorio dei tessuti; uno yogi molto progredito tramuta le sue cellule in pura energia. Elia, Gesù, Kabir e altri profeti furono maestri nell'usare il Kriya o una tecnica simile, mediante la quale riuscivano a smaterializzare i loro corpi a volontà.

Il Kriya è un'antica scienza. Lahiri Mahasaya la ricevette dal suo Guru Babaji, che ne riscoprì e delucidò la tecnica perdutasi nelle età oscure. Babaji la ribattezzò semplicemente Kriya Yoga.

"..Il Kriya Yoga che attraverso te io do al mondo in questo diciannovesimo secolo" - disse Babaji a Lahiri Mahasaya - "è la stessa scienza riesumata che Krishna diede migliaia d'anni fa ad Arjuna, e che in seguito fu conosciuta da Patanjali e Cristo, da S. Giovanni, S. Paolo e da altri suoi discepoli.."

Krishna, il più gran profeta dell'India, si riferisce al Kriya Yoga in due versetti della Bhagavad Gita: "..Immettendo respiro inalante nel respiro esalante, e respiro esalante nel respiro inalante, lo yogi neutralizza entrambi questi respiri; così, egli sottrae prana al cuore e lo porta sotto il suo controllo.." Ciò, s'interpreta nel seguente modo: - calmando l'attività dei polmoni e del cuore, lo yogi arresta la decadenza del corpo ed arresta altresì le alterazioni di crescita delle cellule mediante il controllo di apana (la corrente eliminatoria). Neutralizzando così il logorio e lo sviluppo, lo yogi acquista il controllo della forza vitale. Un altro versetto della Gita dice: "..Si rende libero in eterno quell'esperto in meditazione (muni) che, cercando la Meta Suprema, è capace di ritirarsi dai fenomeni esterni fissando lo sguardo tra le sopracciglia e neutralizzando le correnti uniformi di prana ed apana nelle narici e nei polmoni, e di dominare la propria mente sensoria e l'intelletto, nonché di rendersi libero dai desideri, dal timore e dall'ira.."

Krishna riferisce anche (ibidem, IV, 1-2) che fu lui, in una precedente incarnazione, a comunicare l'indistruttibile Yoga ad un antico illuminato, Vivasvat, che lo passò a Manu (l'autore dei manava Dharma Shastra, o Leggi di manu: Istituti di tradizionale legge canonica ancora in vigore al giorno d'oggi in India). Questi, a sua volta, istruì Ikshwaku, fondatore della solare dinastia guerriera dell'India. Passando, così, dall'uno all'altro, lo yoga reale fu custodito dai Rishi fino al sorgere dell'era materialistica.

Il Kriya Yoga è citato due volte dall'antico saggio Patanjali, principale esponente dello yoga, il quale scrisse: "..Il Kriya Yoga consta di disciplina corporea, controllo mentale e meditazione sull'AUM (Om, Amen).Patanjali parla di Dio come del reale Suono Cosmico OM che si ode nella meditazione. Om è la Parola Creativa, il suono del Motore Vibratorio, il testimone della Divina Presenza. Persino colui che s'inizia allo yoga, spesso, riesce ben presto a percepire nel suo intimo il suono meraviglioso dell'OM. Ricevendo questo sublime incoraggiamento spirituale, il devoto ha la sicurezza di essere realmente in rapporto con i reami divini.

Patanjali si riferisce una seconda volta al controllo vitale, o tecnica kriya, nel seguente modo: "..La liberazione può essere raggiunta mediante quel pranayama cui si arriva separando i processi dell'inspirazione e dell'espirazione.."

San paolo conosceva bene il Kriya Yoga, o una tecnica molto simile, con la quale poteva immettere o togliere le correnti vitali nei propri sensi. Per questo poteva dire:" Io muoio ogni giorno. Sì, per la gloria di voi, ch'io ho in Gesù Cristo, nostro Signore..". Con un metodo per accentrare nel proprio interno tutta la forza vitale corporea (che, ordinariamente, è diretta solo verso l'esterno, cioè verso il mondo dei sensi, conferendo in tal modo a quest'ultimo la sua apparente validità) San Paolo viveva giornalmente una vera unione yoghica con la "gloria" (beatitudine) della Coscienza Cristica. In questo stato di felicità egli era conscio d'essere morto all'inganno sensorio di maya.

Nel primo stadio della divina unione (sabikalpa samadhi), la coscienza del devoto s'immerge nello Spirito Cosmico; la sua forza vitale è sottratta al corpo, che appare "morto", in altre parole, immobile e rigido. Lo yogi è pienamente conscio del suo stato d'animazione sospesa del corpo. Progredendo, però, verso più alti stadi spirituali (nirbikalpa samadhi) egli comunica con Dio, senza la fissità del corpo e mantenendo desta la sua coscienza normale, anche nel mezzo delle attività e delle mansioni terrene.

"..Il Kriya Yoga è uno strumento mediante il quale l'evoluzione umana può essere affrettata.." - spiegava Sri Yukteswar ai suoi allievi. "..Gli antichi yogi scoprirono che il segreto della Coscienza Cosmica è intimamente legato alla padronanza del respiro. Questo è il contributo impareggiabile e immortale che l'India ha apportato al patrimonio di conoscenze del mondo. La forza vitale che, normalmente, viene assorbita dal compito di sostenere il pulsare del cuore, deve essere liberata per svolgere attività più elevate, con l'aiuto di un metodo per acquietare le incessanti esigenze del respiro.."

"…Il Kriya Yoghi dirige mentalmente la propria energia vitale, facendola ruotare in su ed in giù, attorno ai sei centri spinali (i plessi midollare, cervicale, dorsale, lombare, sacrale e coccigeo) che corrispondono ai dodici segni astrali dello zodiaco, il simbolico Uomo Cosmico. Mezzo minuto di kriya equivale ad un anno di naturale sviluppo spirituale.

Il sistema astrale di un essere umano, con i sei (dodici, a causa della polarità) costellazioni interiori che girano intorno al sole dell'onnisciente occhio spirituale, è in rapporto con il sole fisico e con i dodici segni dello zodiaco. Tutti gli esseri umani subiscono così l'influenza di un universo interiore e di uno esteriore. Gli antichi Rishi scoprirono che l'ambiente terreno e quello celeste dell'uomo lo sospingono innanzi in cicli di dodici anni sul suo naturale sentiero. Le scritture dicono che all'uomo occorre un milione d'anni d'evoluzione normale esente da malattie per perfezionare il suo cervello somatico in modo tale da poter esprimere la Coscienza Cosmica.

Mille kriya eseguiti in otto ore e mezzo danno allo yoghi, in un sol giorno, l'equivalente di mille anni d'evoluzione naturale; 365.000 anni d'evoluzione in un anno. In tre anni un Kriya Yoghi può così ottenere, con il proprio intelligente sforzo, lo stesso risultato che la natura concede in un milione d'anni. S'intende che la scorciatoia del kriya può essere presa solamente da yogi profondamente evoluti. Con la guida di un Guru, tali chela (studenti spirituali, discepoli) hanno accuratamente preparato il loro corpo e la loro mente per poter sopportare l'enorme potenza generata dalla pratica intensiva di questa tecnica.

Il principiante Kriya Yogi esegue il suo esercizio solo da quattordici a ventiquattro volte, due volte al giorno. Alcuni yogi giungono alla liberazione in sei, dodici, ventiquattro, o quarantotto anni. Uno yogi che muore prima di avere raggiunto la piena realizzazione porta con sé il buon karma del precedente sforzo kriya; nella nuova vita sarà sospinto verso la Meta Infinita.

Il corpo dell'uomo comune è come una lampada di cinquanta watt, che non può sostenere i miliardi di watt d'energia suscitati da un'eccessiva pratica del kriya. Mediante un aumento graduale e regolare del semplice e "comprovato" metodo del kriya, il corpo umano si trasforma astralmente giorno per giorno, e alla fine è capace di sostenere quel potenziale infinito d'energia cosmica che costituisce la prima espressione materialmente attiva dello Spirito.

Il Kriya Yoga non ha nulla in comune con i non scientifici esercizi di respirazione insegnati da alcuni zelanti mali informati. I tentativi di trattenere per forza il fiato nei polmoni sono contro natura, e inoltre decisamente spiacevoli. Il Kriya invece è accompagnato fin dall'inizio da un senso di pace ritemprante, e dà sensazioni calmanti nella spina dorsale, che producono un effetto rigenerante.

Quest'antica tecnica yogica trasforma il respiro in sostanza mentale. Con l'evoluzione spirituale si diviene capace di riconoscere il respiro, quale un atto mentale: un respiro di sogno."

Fonte: guruji.it

giovedì 16 aprile 2009

mercoledì 15 aprile 2009

Il sacro soma Shilajit - di Giorgio Cerquetti

L'amico Giorgio scrive di suo pungo questo bellissimo articolo "Il sacro soma Shilajit".
A voi questa splendida lettura.


SHILAJIT - Il sacro soma degli alchimisti

L'Antico testo Sanskrito Charak Sahinta risalente a 3000 anni fa, riporta una misteriosa sostanza chiamata Shilajit che descrive come "distruttore di tutte le debolezze". Il testo elenca i suoi potenti benefici spirituali e di salute ed i cambiamenti positivi che lo Shilajit porta nella vita di coloro che lo usano. La sostanza sacra è stata prescritta per migliaia di anni per molti problemi di salute differenti ed è divenuta un potente strumento nella medicina ayurvedica. Vi sono alcune indicazioni che lo Shilajit potrebbe essere l'inestimabile soma degli alchimisti orientali. La riscoperta del potere dello Shilajit si dice che sia avvenuta da parte di abitanti di villaggi himalayani i quali osservavano le migrazioni di scimmie bianche verso le montagne nei caldi mesi estivi. Le scimmie masticavano una sostanza morbida che fuoriusciva tra gli strati di roccia. Gli abitanti dei villaggi attribuivano a questa strana sostanza la grande forza, longevità e saggezza delle scimmie. Iniziarono a consumarla loro stessi e riportarono una vasta gamma di miglioramenti nella salute. Sembrò dar loro più energia, eliminare problemi digestivi, aumentare il desiderio sessuale, migliorare la memoria e l'attenzione, guarire il diabete, ridurre le allergie, migliorare la qualità e la quantità della vita e sembrò curare tutte le malattie. L'antico testo vedico Rigveda dichiara che soma "ha montagne e pietra per il suo corpo" e "dimora all'interno delle rocce di montagna dove cresce". Le rocce di montagna sono il "domicilio del soma" ed è "raccolto tra le rocce da gli abitanti delle montagne e portato ai sacerdoti alchimisti che prepararono il soma lavandolo, sminuzzandolo e cucendolo. Il soma veniva considerato elisir di immortalità, la segreta sostanza usata dagli alchimisti per perfezionare sia il corpo che la mente. Lo Shilajit doveva essere raccolto dalle sacre rocce delle altitudine delle montagne himalayane. Milioni di anni fa, prima che la catena himalayana si formasse un giardino lussureggiante fioriva in una vasta valle fertile. La vegetazione in quel giardino primordiale si preservò mentre il movimento dei continenti creò la più alta catena montuosa del mondo. Oggi, milioni di anni dopo, le piogge monsoniche e l'estremo freddo e disgelo lavorano insieme per aprire crepe nelle formazioni rocciose offrendo il prezioso Shilajit. Per la sua antica natura, la vegetazione non è mai stata esposta ad alcun tipo di fertilizzante, pesticida, erbicida, o inquinamento. I nativi delle zone himalayane raccolgono e portano questo dono della natura giù dalle montagne dove viene processato alchemicamente in un potente estratto di alta qualità. Questa antica saggezza si è tramandata da generazione in generazione tra gli alchimisti e i santi indiani e nepalesi e non ha mai raggiunto l'ambiente medico occidentale fino agli ultimi giorni del ventesimo secolo quando l'esploratore John Anderson sentì dei benefici immensi di questa sostanza e non si diede mai per vinto nella sua ricerca finché trovò la fonte. Egli viaggiò attraverso l'India ed il Nepal finché egli venne a sapere dei rischiosi raccolti di Shilajit grezzo dalle rupi. Egli documentò la presenza di Sanskriti che dimostravano i benefici di questa rara sostanza e fu il primo a parlare con più di cinquanta ricercatori indiani e nepalesi che avevano studiato i meravigliosi effetti dello Shilajit e che avevano perfezionato il processo per offrire il più puro, più concentrato Shilajit mai conosciuto dall'uomo.

Sommario di studi scientifici sullo Shilajit

Più di sessant'anni di ricerche cliniche hanno dimostrato che lo Shilajit ha effetti positivi sugli esseri umani. Aumenta la longevità, migliora la memoria e le capacità cognitive, riduce le allergie ed i problemi respiratori, riduce lo stress e diminuisce i problemi digestivi. E' un antinfiammatorio, antiossidante ed elimina i radicali liberi. Le ricerche testimoniano che lo Shilajit aumenta le difese immunitarie, rinforza e mantiene la sua antica reputazione di "distruttore di debolezze". Tecnicamente lo Shilajit è una resina che trasuda dagli strati di rocce nelle più sacre e più alte montagne himalayane. E' composto di humus e materiale organico vegetale che è stato compresso dagli strati di roccia. L'humus si è formato quando i microrganismi del suolo decompongono materiale vegetale e animale in elementi utilizzabili dalle piante. Le piante sono la fonte di tutto il nostro cibo e l'humus è la fonte di nutrimento per le piante. A differenza di altri humus di terreno, l'humus dello Shilajit consiste di massa organica dal 60-80%. Circa 200 milioni di anni fa, l'India era una grande isola al largo delle coste australiane separata dal continente eurasiatico dal mare di Tethys. Il continente indiano si spostò al nord ad una velocità di circa 9 metri al secolo. Questo movimento portò alla scomparsa del mare di Tethys. 50 milioni di anni fa il continente indiano si scontrò con il continente asiatico. Questo causò la spinta del fondo del mare verso il continente ed il suo continuo movimento formò le catene himalayane. Le montagne himalayane continuarono a crescere più di un centimetro all' anno. Durante questa transizione il fondo del mare ricco di minerali e terreno fertile diventò una densa e lussureggiante giungla tropicale. Mentre il terreno continuò a essere spinto diventando montagna molte delle piante si intrappolavano tra strati di roccia e terreno e si preservarono per migliaia di anni. Queste piante non sono mai state esposte a agenti chimici, fertilizzanti o pesticidi. Si sono gradualmente trasformati in humus, una ricca massa organica che è diventata nutrimento per la vita di nuove piante. Che cosa sono le sostanze umiche? Esse sono la somma totale di tutti gli organismi viventi, principalmente piante che si sono decomposte in un processo di riciclo naturale in seguito altamente rifinito da milioni di specie di microrganismi benefici al terreno. Ultimamente vegetali microscopici come lieviti, alghe, muffe, funghi ecc. terminarono il processo. Queste piccole piante benefiche raffinarono, purificarono, si combinarono e raffinarono finché tonnellate di sostanze che una volta aveva vita si convertirono in materiale prezioso. Miracolosamente quando tutto sembrava finito il prodotto finale non è composto di elementi minerali inerti ma è trasformato in uno dei più complessi e ultracompatti sistemi molecolari del mondo. Persino l'acido nucleico, RNA e DNA delle prime forma di vita è rimasto intatto. Le molecole sono ultra condensate e altamente funzionali, arrotolate in piccole e strette palle che sono caricate biochimicamente e fitochimicamente in maniera simile alle batterie di accumulo o cellule di carburante. Da dove viene questo potere di supercarica? E' l'energia della luce del sole catturata durante la fotosintesi delle piante e attraverso la decomposizione che si converte e si accumula all'interno delle molecole più raffinate e complesse del mondo. Le sostanze umiche sono considerate le migliori medicine naturali per piante, animali, esseri umani e la terra stessa. Questa umile sostanza ha l'abilità di pulire l'ambiente della terra, neutralizzare radiazioni e tossine, curare le terre agricole, nutrire scintille di vita in organismi viventi, disarmare ed uccidere patogeni infettivi, distruggere i più pericolosi virus, prevenirne molti, se non tutti, e persino curare e ristabilire tessuti e organi danneggiati e malati in piante, animali ed esseri umani.


Nidco Shilajit

Le capsule di Shilajt prodotto dalla società Indiana Nidco (Northern India Drug Co.,) contiene puro Shilajit Himalayano che è stato igienicamente e scientificamente estratto e purificato secondo l'antica tradizione ayurvedica

Lo Shilajit è ricco di minerali con componenti organiche e inorganiche. Contiene calcio, rame, ferro, magnesio, zinco e acido fulvico.

Raccomandato come tonico generale è specificamente impiegato per ridare vigore sessuale, aumentare le difese immunitarie, ritardare il processo di invecchiamento delle cellule.

Il sito di Giorgio - cerquetti.org

domenica 12 aprile 2009

Edgar Cayce - documentario

Il grande mesk segnala questo ottimo documentario su Edgar Cayce.
Il Profeta Dormiente!





giovedì 9 aprile 2009

Chakra - Vortici di Luce

Ci sono delle cose che non vediamo e che non sentiamo, e che a volte facciamo fatica a percepire.
Sappiamo però che esistono nella materia sottile, che cioè non possiamo percepirle per mezzo dei sensi ordinari, ma che non per questo non esistono.
E' il caso, per esempio delle onde elettromagnetiche, le quali ci consentano di ascoltare la radio o vedere la televisione o parlare al telefono.
Oppure le onde termiche, anch'esse costituite da materia sottile, che ci consentono di valutare la temperatura di un ambiente, pur senza che il calore o il freddo in quanto tale possano cadere direttamente sotto i nostri comuni sensi.
Questo esempio serve a introdurre il discorso sui chakra i quali sono vortici di energia non tangibile, non visibile, che comunque non cade sotto i nostri comuni sensi, ma che talune persone particolarmente sensibili possono avvertire a livello tattile o visivo. Queste energie che non cadono sotto i nostri sensi sono comunque delle energie fondamentali per quanto riguarda non solo le manifestazioni della vita, ma anche il mantenimento della vita stessa nella sua essenza più vera.
La vita si definisce come un insieme di trasformazioni e di movimenti.
Il movimento si può immaginare come un ciclo infinito di espansione e di contrazione, come il respiro; cosmicamente si parla di evoluzione ed involuzione, mentre in fisica si parla di pulsazione. Con il termine prana (che significa energia vitale), gli antichi yogi indiani intendevano definire l'energia che percorre la spina dorsale dal basso verso l’alto e viceversa; l’energia proveniente dal cielo e diretta verso la terra viene chiamata Ida o nadi lunare, e scorre in un "canale" posto a sinistra della colonna vertebrale, mentre quella proveniente dalla terra e diretta verso il cielo viene chiamata Pingala o nadi solare e scorre in un "canale" posto alla destra della colonna vertebrale, ancora, al centro della stessa (midollo spinale) "vibra" un’unica energia chiamata Sushumna.
Queste energie sono sottili e invisibili, ma hanno i loro corrispondenti nel sistema nervoso, più precisamente nel sistema neurovegetativo i due "canali" laterali e nel sistema nervoso centrale il "canale" centrale. Questi canali energetici partono dal primo chakra o chakra radice, collocato fisicamente nella regione del perineo e si congiungono nel sesto chakra, fisicamente collocato al di sopra degli occhi, nel centro della fronte, ed in profondità è in relazione con le strutture del chiasma ottico e la ghiandola pituitaria per alcuni, mentre per altri con la ghiandola pineale.

Si può dire che i chakra siano punti di intersezione tre i diversi livelli energetici della persona, in particolare tra i livelli fisico, mentale-emozionale e spirituale. In ognuno di questi livelli l’energia vitale si manifesta con un corpo specifico, uno dei quali, quello fisico, cade sotto la percezione sensoriale comune a tutti.
Il secondo corpo, quello mentale, è un corpo sottile, non fisico, che cade sotto la capacità non di senso ma di sensitività che alcune persone possiedono, e si manifesta sotto forma di "aura", cioè di un’estensione energetica esterna al corpo che può essere visualizzata con le fotocamere Kirlian; le persone che riescono a percepire questo corpo, lo descrivono come una sensazione tattile di "toccare un’energia" o se lo percepiscono visivamente, come una tenue luminescenza che circonda il corpo fisico.
Un ricercatore giapponese, Motoyama, nel corso di molti anni e di migliaia di casi esaminati con speciali apparecchiature, è riuscito a confermare appieno quanto descritto dalle antiche filosofie mediche indiane e cinesi circa l’attività energetica del corpi degli esseri viventi.
In particolare è riuscito ad evidenziare e misurare le energie dei chakra, e per mezzo di esami incrociati (tradizionali ed energetici) e anche riuscito a porre in relazione l’attività di ogni singolo chakra con gli organi, i sistemi e le funzioni del corpo fisico.
Innanzi tutto ha notato come il sistema energetico dei chakra sia strettamente correlato con i sistemi Nervoso ed Endocrino, e come ogni chakra influenzi il funzionamento dei vari sistemi organici: il primo chakra regola e governa i plessi nervosi del coccige e del sacro; il secondo e terzo chakra regolano e governano le funzioni digestive e intestinali e gli organi correlati; il quarto chakra regola e governa le funzioni cardiocircolatorie e gli organi correlati; il quinto chakra regola e governa i polmoni ed i gangli cervicale e le funzioni correlate a questi organi: il sesto chakra regola e governa il sistema neuro-ormonale e le funzioni correlate; il settimo chakra regola e governa la corteccia cerebrale, il sistema nervoso centrale, i tessuti, gli organi ed i ritmi dell’intero organismo.
I chakra permettono, in sintesi, il passaggio dei vari tipi di energia vitale tra le varie dimensioni che ci costituiscono nella nostra totalità: ad esempio consentono il passaggio delle emozioni tra il corpo emozionale ed il corpo fisico.

I chakra, vanno comunque intesi come centri enerInserisci linkgetici nei quali confluiscono molteplici canali energetici, specifici per ogni singolo chakra: i meridiani; è per questo motivo che operando sui e tramite i chakra si agisce sulla regolazione delle energie che scorrono nei meridiani, giungendo quindi al cuore della causa della malattia.

Tratto da: alkaemia.it

sabato 4 aprile 2009

L'Alkimia secondo Nadia e Massimiliano

Articolo tratto dal sito alkaemia.it

L'alchimia era una filosofia che spiegava razionalmente la metamorfosi della materia.
La trasmutazione ritenuta possibile da Berthelot e Figuier (autorità in fatto di alchimia medioevale) fu dimostrata realtà dalla signora Curie che pubblicò i suoi lavori alla fine del XIX secolo.
Oggi sappiamo che non solo si può trasmutare una sostanza in un'altra ma che attraverso le operazioni chimiche si riesce anche a produrre nuovi metalli.
Si è così avverato il sogno degli adepti vecchio di 17 secoli che anche se (forse) non riuscirono a scoprire quello di cui andavano in cerca, effettivamente incapparono in ritrovati imprevisti che condussero ad una serie di importanti scoperte chimiche.

Gli alchimisti affermano che per effettuare la trasmutazione del vile metallo in oro, occorra un ingrediente importante senza il quale la trasmutazione stessa viene resa impossibile e vana; questo ingrediente è la "Pietra Filosofale".
Questa pietra riunisce in se tutti i colori, ed è bianca, rossa, gialla, azzurro cielo e verde. Assieme al potere di trasformare i metalli la Pietra Filosofale possedeva altre meravigliose virtù poiché curava tutte le malattie e prolungava la vita oltre i limiti naturali.
Che cosa sia questa pietra non è noto che ai grandi Alchimisti che sono riusciti nel compimento della loro opera e, visto che l'alchimia è un percorso intimo e individuale, si sono ben guardati dal dircelo chiaramente......

Possiamo però fare delle congetture.
Alcuni dicono che la "Pietra Filosofale" sia una pietra rarissima e preziosa, praticamente introvabile, altri invece affermano che si tratti di una pietra assai comune che è possibile reperire ovunque persino tra le pietre in strada che calpestiamo soprappensiero.

Se partiamo invece dal presupposto che non si tratti di una pietra "vera" ma che questo possa essere un ennesimo messaggio cifrato lasciato alla elaborazione degli adepti, forti della citazione "la pietra filosofale si trova tra le mani dei bambini che giocano con essa", possiamo arrivare alla conclusione che la pietra che stiamo cercando non è altro che la semplicità, la purezza, la pulizia mentale genuina e propria dell'infanzia che purtroppo perdiamo con il trascorrere degli anni.
Recuperando questa pietra o, meglio, questo stato mentale, noi riusciamo a compiere l'opera e completare le varie fasi del processo alchemico che inizia dentro di noi sino alla trasmutazione in oro di tutto ciò che ci circonda, permettendoci di operare persino quelle meraviglie comunemente chiamate miracoli o magie dall'uomo comune.

Ciascuno di noi cela in se stesso la pietra dei saggi. Tutto si trova dentro l'uomo.
Nell'uomo risiede la vera medicina capace di guarire tutti i mali a patto che l'uomo impari a conoscersi e ad utilizzare saggiamente le inesauribili ed inestimabili risorse della propria natura.
Visitare inteso non come un semplice pensiero ma bensì con la partecipazione di tutta la persona, con una intensa motivazione, procedendo sulla strada della ricerca con una mente che osserva, analizza, sceglie determinati percorsi ed avanza per raggiungere il fine prefissato.
Il luogo da visitare viene indicato come l'interno della terra, non la superficie, ma la parte più nascosta e non visibile; naturalmente è la terra in un linguaggio simbolico.

Dei quattro elementi: aria, acqua, fuoco e terra, viene indicato l'ultimo, il più materiale.
Nel microcosmo dell'umano, il corpo fisico, con la sua materialità, viene associato all'elemento terra e quindi ne consegue che la ricerca deve essere orientata all'interno dell'Uomo anche se visitare l'interno della "terra" presenta una grande pericolosità.
Stiamo andando verso un mondo sconosciuto nel quale è possibile perdersi o avere una immensa ricompensa: il ritrovamento della pietra occulta, nascosta.

Questa pietra possiede immensi poteri e permette la trasmutazione dell'essere.
Viene qualificata "filosofica" e dopo opportune lavorazioni o "rettifiche", diventa "filosofale", con il potere di trasmutare i metalli vili in oro e capace di mostrare finalmente la giusta visione delle cose sino alla scelta dell'unico, vero sentiero che ci dà il dono dell'immortalità e dell'illuminazione.
Quando l'uomo ha attivato l'occhio spirituale ha la possibilità di rendere aureo ciò che per gli altri, che non hanno attivato quella capacità di penetrazione delle cose, ha poco valore.



Testo integrale della Tavola di Smeraldo di Hermes Trismegistus
"Questo è vero, senza falsità, e reale: ciò che è sopra è come ciò che è sotto, onde effettuare i miracoli dell'Unico.
E come tutte le cose per il pensiero di uno sono derivate da una, così tutte le cose sono nate da questa, per adozione.
Il Sole è suo Padre, la Luna sia Madre, il Vento lo ha portato nel suo grembo, la Terra è la sua nutrice.
Qui è il padre di ogni perfezione del mondo. La sua forza e la sua potenza sono assolute quando si cambia in terra; tu separerai la terra dal fuoco, il sottile dallo spesso, delicatamente e con cura. Esso sale dalla terra al cielo e discende di nuovo in terra per ricevere il potere delle cose superiori e delle inferiori.
In questo modo tu avrai la gloria del mondo e per questo ogni oscurità fuggirà da te.
Qui entro è il potere, il più forte di tutti i poteri che vincerà tutte le cose sottili e penetrerà in ogni cosa solida.
Così fu creato il mondo, e da questo risulteranno e emergeranno innumerevoli adattamenti, i mezzi dei quali son qui.
E per questa ragione io sono chiamato Hermes Trismegistus avendo in me le tre parti della filosofia del mondo.
Ciò che io ho detto delle operazioni del Sole è compiuto".

Certo, il nostro intento personale non è così notevole.
Ribadiamo che il cammino personale di ognuno di noi è estremamente difficile e solitario.
E noi vorremmo essere proprio quel "primo passo", verso usi e tradizioni lontane, verso un benessere psicofisico che non è poi così distante da noi, verso tecniche ed esercizi che sicuramente muovono sensazioni nuove o forse, dimenticate.
Noi crediamo fortemente che il giusto equilibrio tra spirito e materia possa dare quel benessere psicofisico tanto ricercato ai giorni nostri. E non dovremmo mai scordare di nutrire il nostro spirito, perché solo quando esso è in equilibrio con il nostro corpo e con la nostra mente, si può riuscire a beneficiare di una energia, che è già in noi, e vivere così in perfetta armonia con tutto quello che ci circonda, sino ad arrivare a considerare come un opportunità, non una difficoltà, il sorgere di qualsiasi ostacolo.

Una frase di uno dei più grandi maestri spirituali dell’era moderna, Paramhansa Yogananda :

"I raggi gioiosi dell’anima possono essere percepiti se interiorizzate l’attenzione,
e se educate la mente a godere del meraviglioso scenario dei pensieri del regno invisibile racchiuso in voi"

Fonte alkaemia.it